Lucca Comics e Giochi di Ruolo   Leave a comment

Aspettando il Lucca Comics 2008

Giochi di Ruolo: una nuova realtà che diverte grandi e piccini

e ci catapulta in un mondo magico!

 

 

Un mondo fantastico, magico, finto ma paradossalmente tangibile e reale è quello legato ai giochi di ruolo. I giochi di ruolo godono di crescente popolarità. In tutto il mondo, dove i titoli pubblicati sono ormai più di trecento, capostipite "Dungeons & Dragons", del 1974. E in Italia, dove vengono giocati da quasi centomila persone, con una quarantina di titoli a disposizione, scritti o tradotti nella nostra lingua. Ma quanti, tra i non-giocatori, sanno cos’è davvero un gioco di ruolo? In questo articolo vi racconto retroscena e curiosità da questa curiosa e particolare attività.

 

Dal 18 ottobre al 2 novembre riparte la tanto attesa rassegna internazionale del fumetto, del cinema d’animazione, dell’illustrazione e dei games denominata LUCCA COMICS, quest’anno dedicata al mondo dei Robot (www.luccacomicsandgames.com) e uno dei momenti più curiosi ed imperdibili del Lucca Comics è quello legato ai Giochi di Ruolo. In ambientazioni magiche e misteriose nascono queste particolari attività: giochi in cui i partecipanti fingono di essere i personaggi di una storia che essi stessi inventano mossa dopo mossa, sotto la guida di un Master (o "Narratore"). Quest’ultimo espone una situazione, mentre gli altri giocatori recitano azioni, movimenti e dialoghi che farebbero se fossero davvero un gruppo di avventurieri che deve liberare la principessa prigioniera del drago, o uno sceriffo e i suoi aiutanti a caccia dei contrabbandieri di whisky nel selvaggio West, o i ribelli di Guerre Stellari che cercano di mettere in salvo i piani della più potente astronave della galassia, oppure coniglietti e maialini di un cartone animato in cerca delle loro leccornie preferite… Una singola storia, o "avventura", può durare un paio d’ore o qualche pomeriggio o anche un intero week end. Ma i personaggi del gioco di ruolo sono come i protagonisti di una saga letteraria o di un serial televisivo: terminata una storia, li si può usare in altre avventure, affinandone i tratti psicologici, rendendoli più ricchi di sfumature. Come Sherlock Holmes e il dottor Watson, protagonisti di quattro romanzi e decine di racconti. O come Ridge, protagonista di centinaia di puntate di "Beautiful". Quando si impersona un personaggio si cerca di caratterizzarlo il più possibile: più il personaggio è simile a come lo si è immaginato e più è quotato durante il gioco. Nei "giochi di ruolo dal vivo" le avventure vengono solitamente ambientate all’aperto, in grandi boschi o in ambientazioni medievali. I master quindi prediligono vecchi castelli o casolari di campagna affittati per l’occasione. Alcuni enti pubblici, poi, hanno anche deciso di inserire i giochi di ruolo tra le loro attività; questo perché sono attività che istigano a socializzare e che accentuano il folklore. Per un po’ di tempo si può essere qualcun altro e, magari, un qualcuno che non può esistere nella realtà perché creato dalla fervida fantasia dei giocatori: un elfo, un gatto, un orco, un mago. I giochi di ruolo sviluppano così la creatività, la fantasia e anche la manualità (visto che molti giocatori si costruiscono le armi in gommapiuma, il vestiario e gli oggetti scenografici da soli e con le proprie mani, creando veri e propri manufatti di straordinario artigianato). In Francia i giochi di ruolo vengono anche utilizzati da molti assistenti sociali per far interagire ragazzi che hanno problemi di integrazione, e la "Direction de la Jeunesse et des Sports" ne raccomanda l’utilizzo agli animatori delle Case di Quartiere. In Italia hanno giocato persino nelle scuole, proprio così: diverse scuole elementari e medie, sia inferiori che superiori, hanno utilizzato il gioco di ruolo nell’ambito dei loro programmi didattici. "Ludendo docere", cioè "insegnare giocando", è un motto antico: e il gioco di ruolo è assai adatto perché insegna a raccontare, a coordinare la propria creatività con quella degli altri, a recitare, impersonare e relazionarsi con gli altri. Nei giochi di ruolo da tavola l’uso dei dadi abitua poi a stimare le probabilità di uscita di certi numeri o combinazioni, e dunque introduce a una certa dimestichezza con il calcolo delle probabilità. Molti Narratori amano inserire nelle loro avventure enigmi, indovinelli o problemi da risolvere, stimolando così le capacità logiche dei loro giocatori. E non scordiamone l’utilità per l’apprendimento delle lingue: gli appassionati, infatti, comprano spesso i giochi di ruolo stranieri prima che vengano tradotti in italiano: si esercitano così nella lettura dell’inglese, e talvolta del francese, del tedesco, dello spagnolo. Come ogni buon romanzo o film, infine, un buon gioco di ruolo di ambientazione storica o letteraria, e ce ne sono diversi, può insegnare facilmente e allegramente le più svariate nozioni e conoscenze. Qualche tempo fa, però, sui giornali, s’è scatenata una strana polemica sui giochi di ruolo e i loro presunti effetti negativi. Di articoli, negli anni, ne sono stati pubblicati moltissimi, in genere assai favorevoli. Lo stesso vale per servizi e talk show in radio e tv. Con qualche eccezione, naturalmente. Le accuse vengono da gruppi fondamentalisti americani, gli stessi che attaccano cartoni animati come "Alice nel Paese delle Meraviglie" o film per ragazzi come "Casper" tacciandoli di violenza, e che per lo stesso motivo intendono far proibire in tv cartoni animati come "I Puffi" e "Bugs Bunny". I più attivi sono stati i membri del NCTV (National Coalition on Television Violence) e del disciolto BADD (Bothered About Dungeons And Dragons). La prima ricorrente accusa ai giochi di ruolo, lo abbiamo visto, è di essere violenti. Bene: i ricercatori americani Suzanne Abyeta e James Forest chiariscono con un’ampia documentazione che chi pratica giochi di ruolo ha invece meno tendenze violente e distruttive del resto della popolazione. Oltretutto, i personaggi più violenti ed egoisti, i cattivi e i diabolici vengono scelti da una minoranza dei giocatori, i più scelgono di interpretare eroi positivi, rispettosi delle regole e leali verso i compagni: lo rivela, in Italia, una ricerca di Alessandra Areni e Luca Giuliano, sociologi all’Università la Sapienza di Roma ed esperti di giochi di ruolo. Del resto, che la messa in scena della violenza abbia funzione catartica lo sosteneva già Aristotele, e le scene violente raccontate nell’avventura di un gioco di ruolo non sono più forti di quelle presenti in un qualsiasi romanzo d’avventure o in un film d’azione. Altre accuse ai giochi di ruolo sono state mosse negli ultimi anni. Le più gravi, se avessero qualche minimo fondamento, sarebbero quelle di istigazione al suicidio, sollevate "a effetto" su qualche giornale, l’anno scorso, quando si tolse la vita un ragazzo che era anche master di "Dungeons & Dragons". Ma è un’accusa nettamente smentita da tutte le indagini sul campo. L’American Association of Suicidology di Denver, Colorado, e il Center for Disease Control di Atlanta, Georgia, dopo un approfondito studio dei casi di suicidio tra adolescenti, scrivono che non è stata evidenziata alcuna correlazione tra il suicidio nei teen-ager e i giochi di ruolo. La percentuale di suicidi tra i 15-24enni giocatori di ruolo è addirittura più bassa che in qualsiasi altro gruppo. Uno dei fattori determinanti per valutare la propensione al suicidio di un bambino o ragazzo, spiegano i ricercatori, è il fatto che sia o no una persona solitaria. E i giochi di ruolo spingono a stare con gli altri, a entrare in relazione con loro; l’esatto contrario della solitudine e assenza di comunicazione col mondo che possono indurre al suicidio. La partecipazione a un’attività di gruppo quale il gioco di ruolo abbassa drasticamente il potenziale autodistruttivo. Garantisce inoltre una cerchia di amici in grado di percepire comportamenti insoliti e di intervenire in caso di crisi. Uno studio degli americani Lisa A. DeRenard e Linda Mannik Kline ha infine dimostrato che chi pratica i giochi di ruolo tende ad avere una più alta considerazione di sé.

           

Pubblicato 14 agosto 2008 da fabiobarbera in Senza categoria

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